Capitolo 1

Parte Seconda

 

 

 

 

 

 

1

La ragazza era seduta su un capitello di marmo, nel buio della notte, e aveva appoggiato di fianco a sé la pesante valigia. Era furibonda, quasi sull’orlo di una crisi. Uscita dalla motonave, aveva trovato il deserto. Nessuno era sceso con lei e la sala d’aspetto dell’approdo, con le pareti di vetro trasparenti, ondeggiava inquieta sull’acqua del canale mentre la nave, con la sua coroncina di lampade, virava silenziosa, sollevando brevi ondate, e si allontanava verso le luci di Burano, appena delineate nella foschia. Si era fermata, per un po’, nella scatola trasparente, sulla dura panchina, scrutando al di là delle vetrate e tendendo le orecchie per afferrare ogni rumore di passi. Ma tutto era nero e vuoto e l’isola pareva come spopolata, priva di vita. Solo qualche pianta frusciava, per il vento al di là di un basso muro di pietra. Aveva infine afferrato la valigia e, impacciata dagli alti tacchi dei suoi stivali sul selciato sconnesso, si era avviata di fianco al canale.

Aveva bussato a lungo alla porta della prima casa che aveva incontrato, ma né la porta di legno pesante né le finestre serrate dalle quali non filtrava luce alcuna si erano spalancate ai suoi colpi, battuti con le nocche nude, e alle sue grida sempre più irritate. La seconda casa che aveva incontrato aveva, di fianco alla porta di legno, una serranda di metallo verde sopra la quale un’insegna stinta indicava la presenza di un bar. Ma anche qui nessuno era apparso ai suoi richiami. Prima di arrivare al ponte, gettato con la sua unica arcata attraverso il canale, si era fermata, esausta, in preda a un tremito che non sapeva se attribuire al freddo o all’ira, e si era seduta sul bianco monolite che spiccava nell’oscurità.

Non c’era alcun suono, e per la strada non passava anima viva. Per un attimo fu sopraffatta dall’idea di aver sbagliato scalo, di essere finita su un’isola deserta. Sapeva che non ci sarebbero state altre motonavi, fino alla mattina, e che rischiava quindi di passare la notte all’aperto, sotto un cielo luminoso di stelle, ma gelido e distante. Un gatto nero, uscito da un cespuglio, si fermò davanti a lei. Vedeva la piccola testa triangolare muoversi lievemente, nella penombra, e gli occhi gialli luccicavano quando rimandavano il riflesso di un lontano lampione.

Cercò di scacciare, con gli urli sempre più acuti, quella presenza che sentiva ostile. La sua voce echeggiava nel vuoto, ma il gatto non si muoveva e fuggì soltanto quando la donna appallottolò la sciarpa che aveva al collo e gliela lanciò addosso. L’animale si fermò subito, però, a poca distanza, sull’argine del canale. Il suo nero profilo si stagliava contro il lieve bagliore dell’acqua fosforescente.

Alla fine, passi pesanti, in lontananza, le fecero tendere l’orecchio. Non sapeva se desiderare, o temere, l’arrivo di qualcuno. Poi lo scalpitio sul selciato si fece più fragoroso, e Bernardo apparve, infagottato nel giaccone foderato di pelo, con un paio di zoccoli di legno infilati sulle calze di lana, che davano al suo incedere un movimento ondeggiante, da ubriaco. <<Mascalzone>> mormorò Cristina. Ma il modo di camminare di lui, nonostante l’impaccio degli zoccoli, e il profilarsi della sua sagoma nel buio, le resero di colpo familiare l’isola abbandonata. Quando le fu accanto, l’ira le sbollì subito, e si alzò sulla punta dei piedi per buttargli le braccia al collo. <<Ancora qualche minuto e mi sarei buttata nel canale>> sospirò sulle sue labbra. Bernardo aveva la bocca screpolata, e l’alito testimoniava un’abbondante bevuta. Anche la voce era incerta, appannata. Si scusò, sbracciandosi, ma al di là delle parole d’occasione, la donna avvertì una tesa aggressività che la mise subito in allarme: <<Ti dispiace che sia venuta fin qui?>>. <<Non dire sciocchezze! C’è la minestra ancora calda in tavola, per te. E’ il mio orologio che va indietro. Pensavo che la motonave non fosse ancora arrivata>>.

Aveva il volto un po’ stupito di chi è accusato ingiustamente, ma il tono della voce non ammetteva equivoci. Cristina intuì subito una sorda ostilità, così insolita in lui che improntava di gentilezza ogni contatto umano. Tranne nei momenti — le venne da pensare — in cui si sentiva incompreso, tradito. Allora le sue labbra sporgevano in fuori, con un broncio infantile, e la voce si faceva stanca, quasi annoiata di parlare. Perché adesso fosse così, Cristina non riusciva però a capire. Attribuiva anche a lui, com’era sempre accaduto, il suo stesso desiderio: quello di stare insieme dopo tanti giorni di distacco, e di parlare, di ricreare un dialogo che, anche nelle ore più irritanti, non era mai sceso di tono, non era mai caduto nella volgarità. Ma quel pensiero non trovava risonanze nell’uomo che le stava, impacciato, davanti.

Bernardo sollevò la valigia e le fece strada. Sembrava massiccio, nel suo giaccone, e il passo non era quello leggero di sempre. Incerto, se mai, malsicuro come quello d’un marinaio sbarcato in terraferma. La guidò, senza parlare, fino alla pensione. L’edificio era buio, come gli altri; solo una striscia di luce filtrava attraverso la porta socchiusa. <<Come diavolo l’avrei trovata?>> pensò Cristina mentre l’uomo, aperta la porta, la spingeva quasi a forza nella grande cucina tiepida, dove l’unica lampada appesa al soffitto creava ombre incerte. Qualche guizzo di luce veniva anche dalle braci del camino, affondate in montagne impalpabili di cenere. In un angolo del lungo tavolo Felicita aveva preparato per due e le fondine di minestra erano ricoperte da piatti rovesciati. C’era insalata, in una grande zuppiera, e due grossi pezzi di formaggio su un tagliere di legno. Un bottiglione di vino spiccava, spettrale, su un centrino bianco di pizzo.

<<Come cena di benvenuto non c’è male>> disse Cristina, in piedi di fianco al tavolo. Parlava sottovoce, come intimidita da quell’ambiente ostile, e girava gli occhi attorno senza curiosità. Ma poi, una volta sedutasi di fronte a Bernardo, scoperchiò la minestra, che era ormai fredda, e la mangiò con avidità. Il sapore di fondo dei cavoli le dava un vago senso di nausea, che vinse bevendo — l’uno dopo l’altro — diversi bicchieri di vino. E all’improvviso, mentre Bernardo tagliava il formaggio, si sentì allegra, straripante, come se quel mondo squallido non le appartenesse, ma l’unica realtà fosse il rapporto che la legava all’uomo che le stava di fronte. <<Hai la barba sporca di minestra>> gli disse con tono amorevole. <<Mi fai passare la voglia di baciarti>>.

Bernardo levò gli occhi stupiti, come se l’avesse scoperta solo in quel momento, la mano che teneva il coltello bizzarramente alzata nell’aria. Il piccolo volto tondo era teso verso di lui, gli occhi scuri avevano una insolita fissità. Era minuta ma decisa, una donna che si era conquistata il suo spazio con testarda tenacia. Gli teneva fronte, scioglieva, in un’ondata d’amore, le asperità di lui, la scontrosa timidezza. Di colpo egli si sentì commosso, coinvolto in quel sentimento, e la presenza della donna fugò via dalla stanza le visioni e le fantasie che lo avevano soggiogato per tanti giorni. Si levò contemporaneamente, però, dentro di lui, un meccanismo di difesa, un avvertimento. Rimase ondeggiante tra i due stati d’animo, silenzioso, ancora impacciato nei gesti. Fu il vino ad aiutarlo, come aveva aiutato lei a sciogliere la profonda irritazione che le aveva reso insopportabile l’arrivo sull’isola, il deserto che l’aveva circondata.

Si alzò in piedi, girò l’angolo del tavolo e la sollevò di peso, mettendole le mani sotto le ascelle. E quando fu in piedi la girò verso di sé, la strinse, la baciò, ritrovando in quei gesti la sicurezza di un rito ormai rinsaldato, che si rinnovava ad ogni incontro. <<Forse faremmo bene ad andare di sopra>> le bisbigliò all’orecchio. Poi afferrò la valigia e le fece strada fino alla stanza, nella quale il grande letto non era più una presenza ingombrante, ma una solida zattera alla quale era possibile aggrapparsi. Il telegramma con il quale lei gli aveva annunciato l’ora del suo arrivo era aperto sul suo comodino, di fianco a una sveglia ferma.

 

Prefazione

Introduzione

Parte prima

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

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13

14

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Parte seconda

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13

Epilogo

Indice Ultimo degli Altinati

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