Capitolo 2

Parte Seconda

 

 

 

 

 

 

Quando si svegliò, all’alba, Cristina dormiva rannicchiata lontana da lui, all’altra estremità del grande letto. Un filo di luce illuminava i suoi capelli arruffati, sparsi sul cuscino. Sfiorò con un piede il piede di lei, e lo sentì ritrarsi di scatto. Nel sonno emetteva brevi lamenti, isolata in sogni tormentosi. La guardò con curiosità, senza amore. Le presenze che, nelle notti trascorse, avevano popolato la stanza erano lontane. Aveva dormito pesantemente, piombato in un cerchio nero dai contorni netti. Accese la luce sul comodino, si mise gli occhiali. Sul piano di marmo del cassettone la donna aveva disseminato barattoli di creme, tubetti, flaconi: il microcosmo dal quale usciva, ogni giorno, il suo viso splendente. Un viso che ora, visto di profilo, rivelava i segni di una stanchezza che il sonno non aveva cancellato: piccole rughe attorno agli occhi serrati, qualche macchia sulle guance lisce. Il naso, diritto e sottile, puntava verso l’alto, e dava al volto un tono di fierezza, anche nell’abbandono. La guardò a lungo, attirato e insieme respinto, in un ambiguo ondeggiamento di sensazioni. Sentiva i l bisogno di parlarle subito, di avere una spiegazione che lo rassicurasse. Ma in quel dubbio fu torpidamente ripreso dal sonno, spense la luce e annegò nella palude che si andava allargando tra i prati e gli orti dell’isola. Interi edifici cadevano in rovina, si scioglievano nell’umidità come corpi putrefatti. Sciami di zanzare volavano in alto vittoriosi, i loro sibili acuti facevano rabbrividire le poche persone che camminavano, con i gialli volti scheletriti, per sentieri dissestati. Era terrorizzato, impotente a combattere quel flagello fastidioso. Agitava le mani per allontanare gli insetti, che giravano come un vortice attorno al suo viso sbiancato. E’ la fine, pensò, e lasciò cadere le braccia offrendo al sua pelle ai pungiglioni. Ma, in quell’attimo, sentì una bocca tenera che premeva la sua, mentre morbidi capelli gli fluttuavano sugli occhi e sul viso. <<Buongiorno>>: era la voce di Cristina che si insinuava tra le inquietanti visioni. La mattina era inoltrata, il sole premeva alle finestre. Si alzò di scatto per spalancare gli scuri. Insieme alla luce giunsero nella stanza i passi ritmati dell’esercito dei turisti. L’invasione era cominciata. <<Oggi>> disse all’improvviso mentre la guardava dall’alto, in piedi accanto al letto <<mi riscatterò dell’accoglienza di ieri sera. Ti porterò a mangiare in un posto che ti piacerà>>. Un’insolita emozione lo faceva quasi balbettare, e si vestì in fretta, incitandola a fare altrettanto. Ma lei si crogiolava pigra tra le coperte, decisa a non affrontare subito il freddo. Alle insistenze di Bernardo oppose una placida difesa, invocando a sua giustificazione la durezza del viaggio affrontato nel cuore dell’inverno, in un treno affollato, e l’angoscia che l’aveva accolta all’arrivo. Bernardo si sedette sul letto, di fianco a lei, scrutandole il volto. Ma non riusciva a vincere l’impazienza, il desiderio di essere lontano da quella stanza.

Sentiva salire, dalla cucina, le voci dei Bono, a colloquio con i turisti affamati e infreddoliti. Erano voci che aumentavano la sua inquietudine, come l’incombere del campanile che si profilava nello spazio azzurro, al di là dei vetri. La donna, infine, si alzò e si vestì in fretta, rabbrividendo. Poi cominciò la lunga sequenza del trucco. Aveva preso dal marmo della cassettiera le colorate confezioni e, con il volto teso verso lo specchio, aveva cominciato a spalmarsi sul viso il fondo tinta colorato. I suoi gesti si ripetevano, fermi e calmi come sempre, e Bernardo ne fu sconfitto. Si rovesciò sul letto in paziente attesa e seguì con occhio attento i pennelli che cospargevano le ciglia di un denso nero granuloso, le dita che davano colore alle palpebre, il ritocco delle curve della bocca con la matita dalla punta smussata, la sapiente manipolazione del rossetto e, alla fine, il miracolo del misterioso liquido che rendeva le labbra lucide e desiderabili.

Si alzò in piedi, mentre la donna si spazzolava i capelli, ammirandone la grazia dei movimenti, e attese che il velo di lacca si sprigionasse dalla bomboletta rossa. <<Adesso possiamo andare>> disse Cristina, guardandosi con cura nello specchio. Ma l’uomo non era ormai più incantato, come gli accadeva in passato, da quei colori, dalle fattezze di quel viso così splendidamente messe in risalto dal trucco. Una insistente, irresistibile tensione gli insidiava i movimenti, e le parole. Scese in fretta le scale, precedendola, e si sentì sollevato quando vide la cucina deserta. Felicita, in attesa della successiva ondata di turisti, era nell’orto insieme al marito e le loro voci giungevano fioche dalla finestra che dava sul retro della casa.

 

Prefazione

Introduzione

Parte prima

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3

4

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7

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9

10

11

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13

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Parte seconda

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Epilogo

Indice Ultimo degli Altinati

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