Capitolo 4

Parte Seconda

 

 

 

 

 

 

Quando uscirono il cielo s’era annuvolato, un molle torpore pesava su di loro. Con passo deciso Bernardo si avviò verso la locanda e aprì la porta scampanellante. <<Ti porto a riposare>> disse in fretta. Avrebbe voluto scorgere, al solito tavolo, la figura eretta di Amabile in compagnia di un altro uomo. Desiderava passarle davanti senza batticuore, salire la scala di legno senza di lei. Ma nella sala c’erano solo coppie sconosciute e il giovane cameriere lo avvicinò come se fosse un estraneo. Alla sua richiesta staccò una chiave dalla rastrelliera appesa sopra il bancone e gliela porse senza parlare. Cristina lo guardava, un po’ insospettita, un po’ incuriosita. <<Beviamo qualcosa, prima>> gli disse all’improvviso. <<Non mi aspettavo che mi prendessi così sul serio>>. Bernardo, impacciato, la condusse a un tavolo. Il gioco — se così lo poteva chiamare, ormai — gli era sfuggito di mano. Ed era passato a lei che, allungando le dita in una innaturale carezza, bisbigliò: <<Adesso la pelliccia me la dovrai regalare sul serio>>. Quel nuovo ruolo, insolito, certo non desiderato, le era apparso ad un tratto eccitante.

Dopo aver bevuto di nuovo salì lentamente le scale davanti a lui. Nella sua fantasia la gonna di panno grigio si era trasformata in un lieve velo trasparente, sollevato all’altezza dei glutei. Gli specchi sul muro riflettevano il suo corpo tondo, i seni solidi spuntavano dal boa azzurro che le fasciava il collo. Ancheggiava e sentiva, dentro di sé, l’ansimare sgradevole dell’uomo che rimaneva tre gradini più sotto per spiare il suo corpo. Nella camera gli specchi dalle cornici dorate luccicavano sotto fioche lampade. Bastavano pochi istanti per liberarsi dai veli, per rimanere con le gambe fasciate da calze nere a rete, con il triangolo del pube che sporgeva tra i tiranti orlati di pizzo della giarrettiera. L’uomo, invece, era goffo. Cercava di svestirsi in fretta, ma le mani gli si impigliavano nei bottoni della camicia, nei lacci delle scarpe. Nudo, si sdraiava sulla coperta azzurrina, ma il pene era molle, senza vita: lei gli si chinava sopra, glielo toccava con curiosità, con mano amorosa, come fosse un oggetto staccato da lui, un morbido giocattolo di pelo simile a quelli che carezzava nell’infanzia. <<Stai fermo>> lo consigliava, <<non agitarti, faccio tutto io…>>.

Così infervorata non sentiva il freddo della stanza sulla schiena nuda, gli mormorava parole che non avrebbe mai pensato di pronunciare. Ma nella realtà quella stanza in cui adesso si trovavano era grigia, inospitale. Si erano spogliati svogliosamente come coniugi che si ritirano alla fine della serata. Mancava solo il televisore sul cassettone davanti al letto. <<Perché mi hai portata qui?>>: l’allegria era finita all’improvviso, il gioco si era concluso nell’amarezza. I loro corpi nudi si toccavano senza emozioni. <<Mi vuoi bene?>>. La voce della donna era di nuovo malsicura, un debole falsetto incrinato di malinconia. Bernardo fissava quel viso vicino al suo: i colori del trucco erano sbiaditi, le guance ormai pallide come il cuscino sul quale, in un angolo, c’era una traccia sfumata di rossetto. Solo gli occhi luccicavano sul volto impietrito, con le labbra screpolate dal freddo della strada. Rughe sottili incidevano la fronte liscia.

La tenerezza salì, come una lenta ondata, in quel grigiore, tra carezze appena accennate, parole dolci dell’infanzia. Ed ecco spuntare il dolce, caro sorriso di sempre, la complicità che accomuna coloro che si amano. Le parole, bisbigliate, si spegnevano nei baci. Il calore tornava, sangue nuovo nelle vene che parevano aride. Il fuoco di legna secca del desiderio. <<Sei tu la mia donna>> pensava, e si esaltava al morbido tepore del corpo disteso al suo fianco.

<<Ti è piaciuto?>> mormorò Cristina. Il letto era ospitale, una zattera fiorita che navigava leggera in un mare di trasparenze, ai margini del mondo. Fuori il sole era scivolato via e la pioggia strepitava, sempre più insistente, contro gli scuri di legno. Ma la mano stretta nella sua era soave, lieve come la sonnolenza che, a poco a poco, cancellava tutti i cattivi pensieri.

Prefazione

Introduzione

Parte prima

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2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

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13

14

15

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17

Parte seconda

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13

Epilogo

Indice Ultimo degli Altinati

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