Capitolo 9

Parte Seconda

 

 

 

 

 

 

Poche persone accompagnarono Samuel al cimitero nell’acqua. Al funerale aveva provveduto il consolato. I genitori, interpellati telefonicamente, si erano rifiutati di affrontare il lungo viaggio. La cassa, appena squadrata, senza fronzoli e finiture, stava alta sulla barca funeraria, tra onde appena percettibili. I muri del cimitero spuntavano lontani, barriera di solida pietra eretta a protezione della morte, come la cinta di un lazzaretto dal quale non era possibile tornare. L’acqua batteva contro le basse rocce, sulle quali sorgevano le mura, sollevando pallidi schizzi di spuma. L’isola, nella lontananza, sembrava ondeggiare anch’essa, inquieta. La barca di Pietro Bono recava a bordo Felicita e altre donne che Bernardo non conosceva. Tutte vestite di nero, con scialli stretti intorno al capo, mormoravano lentamente salmi e preghiere le cui parole si perdevano nella vastità della laguna. Seguivano, su un motoscafo, due funzionari del consolato, inappuntabili nei loro abiti scuri, con cravatte grigie che svolazzavano al vento. Chiudeva il corteo la barca di Urso sulla quale, spaesati, sedevano Bernardo e Cristina.

L’aria pungente che sembrava dilagare dalla città, il cui profilo si stagliava sempre più netto nel grigio chiarore della mattina, arrossava le gote di Cristina, che portava in testa uno scialle azzurrino. Ogni tanto qualche lacrima scorreva giù dalle palpebre, disegnando sul volto sottili striature nere. Bernardo, coinvolto suo malgrado nella vicenda, sperava solo che tutto finisse presto. Senza nascondere la sua insofferenza, sentiva che il breve passaggio di Samuel aveva creato nuovi solchi tra lui e la donna che, ogni tanto, alzava il capo verso il cielo come per assorbire un vento che cancellasse ogni pensiero di disperazione.

All’approdo la bara venne sollevata in alto da becchini vestiti di grigio. La portarono verso la fossa nel cui fondo già affiorava l’acqua che premeva da ogni lato attorno al cimitero. I pochi presenti stavano ritti attorno alla profonda buca nella quale la cassa veniva calata lentamente con grosse corde. Erano gli stessi gesti, grevi e indifferenti, ai quali Bernardo aveva assistito in tempi lontanissimi, ai funerali della madre adottiva. La scena, che aveva dimenticato per tanti anni, pareva una ripetizione di quella di oggi. Allora il patrigno — che, risposatosi qualche tempo dopo, non aveva più dato traccia di sé — stava accanto a lui, posandogli la mano sul capo. Bernardo risentiva i singhiozzi, isterici e irosi, che parevano scandire i tempi della cerimonia. Rivide anche il gesto dell’uomo che, nel momento in cui le palate di terra piombavano con tetro suono sul coperchio della cassa, gli alzò davanti al volto un mazzo di fiori bianchi per nascondergli la dolente scena. Il tonfo sordo della terra, il franare delle piccole montagnole accumulate attorno alla fossa, gli suscitavano un profondo senso di inutilità. La morte, in quel caso lontano, come coronamento di una esistenza monotona, fatta di gesti ripetuti ogni giorno per inerzia. La sepoltura, oggi, anonima e senza pianti, come l’amara fine di una solitudine che i brevi ed effimeri contatti con gli altri, gli sballati trovati in viaggio o i <<normali>> incuriositi soltanto dagli aspetti folcloristici del personaggio, non avevano potuto colmare.

I ricordi ripresero il sopravvento e al volto di Cristina, che stava a capo chino al suo fianco, sembrò sovrapporsi il volto della madre adottiva, smarrito anche nel ricordo visivo, pallido e anonimo fantasma. La tensione di quella creatura frustrata, che si scaricava in brevi e sorde irritazioni, in litigi futili e vacui, era ben diversa da quella di chi avrebbe voluto crearsi un’esistenza meno banale, ma che si era scontrato perennemente con realtà ottuse, ora invischianti ora fragili al punto da sfaldarsi al primo impatto.

Un giorno, che ora gli tornava nitidamente nella memoria, la donna nella cui casa trascorreva le infelici giornate della sua adolescenza lo aveva attirato a sé, aveva stretto il capo del ragazzo contro il seno molle. Lui aveva provato, in un primo momento, un moto di repulsione, e aveva tentato di staccare il volto dalla tela stinta del grembiule che la donna portava tutti i giorni. Ma poi quel calore, insieme al disperato appello ad una intimità che non si era mai sviluppata, aveva sciolto le sue interne durezze di ragazzo scontroso e solitario. Aveva sollevato gli occhi e sul volto anonimo, non amato, aveva visto scorrere lunghe lacrime d’infelicità. Come una pioggia quelle lacrime scendevano silenziose sui suoi capelli, ne sentiva l’umido tepore, e d’improvviso qualcosa gli si era rimosso dentro, nel profondo, e anche lui si era ritrovato a singhiozzare, a disperarsi, come per un doloroso distacco. <<Mi vuol bene>> aveva pensato per la prima volta. Ma quel piccolo temporale di lacrime si era subito placato e la donna — vergognosa, forse, del cedimento — lo aveva allontanato con ostilità. L’aveva guardata, mentre si soffiava il naso rumorosamente, e cancellava con il fazzoletto le tracce di pianto dal volto. Era tornata quella di prima, assente e intorpidita, e nessun sorriso aveva più addolcito la loro esistenza in comune. Pareva che lei trovasse se stessa solo negli inappuntabili gesti d’ogni giorno: il caffelatte, i letti da rifare, i pavimenti da lustrare, gli abiti da pulire e da rammendare, le cene dove il mutismo imperava, reso più assurdo dal rumore metallico delle posate sui piatti di lustra porcellana.

Anche Cristina aveva gli occhi colmi di lacrime, come durante il tragitto sulla barca: e s’infittivano così come s’infittivano le chiazze nere sul suo volto. Era imbruttita, si passava le dita minuscole nei capelli arruffati, lo guardava in volto senza riconoscerlo. <<Samuel si è ucciso>> disse infine, con voce roca. Era come se rivelasse un segreto nato e morto nel giro di poche ore, ma la gelosia di lui ne fu attizzata, per l’intimità che era nata tra i due, e che lui non sapeva accettare. Si consolò pensando che la loro storia, sopravvissuta a tante difficoltà, si nutriva di valori diversi, di dolcezze e amarezze d’altra qualità. Ma riaffiorava, anche, sempre più acuta, la sensazione di essere un estraneo, stanco e vecchio postulante alle soglie di un modo di vita che gli sfuggiva. Forse era bastato uno sguardo, tra Cristina e il vagabondo, per creare un ponte, un contatto tra affini. Da quella tenera comunanza uomini come lui, invecchiati alla ricerca di una giovinezza che non avevano potuto godere, venivano respinti. Non lo aiutava certo pensare ai tempi eroici, alle prime battaglie della sua giovinezza, alle bandiere rosse issate come simboli di speranza. Se si aggrappava a quei ricordi, e cercava in essi qualche giustificazione, avvertiva, vivo e reale, il senso del naufragio. Tutto era stato inghiottito nel turbine del quotidiano, una fine misera e senza squilli di tromba. Non lo consolava certo il fatto che anche coloro che avevano tentato di risollevare le stesse bandiere, spesso imprecando contro quelli simili a lui, stavano conoscendo un’altra amara sconfitta. Sam aveva gettato la spugna e Cristina piangeva sconsolata sotto gli sguardi stupiti dei due funzionari americani e degli abitanti dell’isola. Questa era la realtà, e se lei si stringeva, tremando, contro di lui, se lo guardava con occhi arrossati e intimiditi, era solo perché cercava una protezione che si rivelava impossibile.

Il funerale era finito, e coloro che avevano accompagnato Samuel sfilavano nel cimitero sotto gli occhi indifferenti dei guardiani e di due anziane donne in nero che, con stracci e sapone, stavano lustrando la stele di marmo di una tomba. Cristina si era asciugata gli occhi e volgeva intorno timidi sorrisi, parlando don Felicita e con le altre donne. Non voleva, però, tornare all’isola e chiese ai due funzionari americani un passaggio verso la città. Il motoscafo, sul quale salì anche Bernardo, scivolò via veloce e sorpassò la barca funeraria che solcava stancamente la laguna, nera mosca persa in un mare lattiginoso.

 

Prefazione

Introduzione

Parte prima

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

16

17

Parte seconda

1

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7

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11

12

13

Epilogo

Indice Ultimo degli Altinati

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